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Data: 10/10/2009 09:00:00 - Autore: Roberto Cataldi
Giro di vite contro la pratica della raccomandazione. Chi infatti fa valere la sua autorevolezza facendo pressioni per fare assumere "persone gradite" può finire sotto processo. L'avvertimento arriva dalla Cassazione (sentenza 38617/2009) secondo cui se la raccomandazione viene fatta con una modalità intimidatoria e tale da determinare nel soggetto passivo uno stato di soggezione, si può configurare il reato di concussione.
Gli ermellini hanno così anullato una sentenza di assoluzione resa nei confronti del presidente di un consiglio comuncale che 'aveva esercitato ripetute pressioni sui responsabili di un ipermercato di prossima apertura perche' procedessero all'assunzione di 250 persone nominativamente segnalate, prospettando implicitamente, in caso contrario, la frapposizione di ostacoli all'avvio operativo
della struttura commerciale'.
Dopo la condanna in primo grado il presidente del Consiglio comunale veniva assolto in appello perchè, si sosteneva, il politico "nell'esercitare pressioni sui vertici della societa' commerciale per
tentare di imporre l'assunzione di propri raccomandati si avvalse
della sua autorevolezza politica e non della carica pubblica rivestita
alla quale era estraneo qualsiasi potere idoneo ad essere
strumentalizzato per creare ostacoli all'avvio dell'ipermercato".
Il caso finiva in Cassazione e la Corte ha accolto il ricorso della procura affermando che l'assoluzione accordata al politico in appello è derivata da una 'conclusione meramente assertiva che non fa buon governo della
legge penale'.
altre informazioni su questa sentenza
I giudici della Corte nella sentenza fanno notare che "non puo'
essere sottovalutata la circostanza, regolarmente contestata, che
l'imputato si avvalse certamente nell'imporre l'assunzione di propri
protetti ai responsabili della societa' commerciale, del ruolo
ricoperto in seno al Comune che era l'Ente competente a interloquire
con la societa' e ad autorizzare l'apertura dell'ipermercato".
I Supremi giudici ribadiscono dunque che 'per
la configurabilita' del reato di concussione e' necessario che il
comportamento abusivo abbia idoneita' intimidatoria tale da
determinare nel soggetto passivo uno stato di soggezione'. Da qui la
disposizione di un nuovo giudizio presso la Corte d'Appello di Napoli.
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