Data: 01/12/2009 10:00:00 - Autore: Roberto Cataldi
In un'intervista all'Adnkronos lo psichiatra Maurizio Pompili ha evidenziato come il rischio suicidio in carcere sia molto pi� elevato nelle prime fasi della detenzione. Secondo Pompili questo prescinde dalla lunghezza della pena e il sovraffollamento delle prigioni italiane non aiuta "anzi favorisce fenomeni imitativi. Chi assiste a un suicidio, infatti, e' traumatizzato e dunque piu' vulnerabile". Pompili, ricercatore della Sapienza di Roma e coordinatore del Centro prevenzione del suicidio all'ospedale Sant'Andrea, commentando i dati dell'Osservatorio permanente sulle carceri, secondo cui vi sarebbero stati ben 66 suicidi dall'inizio dell'anno fra i detenuti, sostiene che "il vero problema e' la mancanza di prevenzione: cosi', spesso, i suicidi in carcere sono morti annunciate. Questo perche' le comunicazioni o i segnali di allarme da parte del detenuto che si e' tolto la vita sono rimasti inascoltati". Ci sarebbe bisogno di linee quida e di una formazione mirata anche per gli agenti che, spiega Pompili, "hanno bisogno essi stessi di assistenza, dal momento che secondo i nostri dati risultano esposti al problema". Lo psichiatra sta ora portando avanti uno studio nel carcere di Rebibbia per cercare di individuare i fattori di rischio e di comprendere quale impatto possa avere su una persona il fatto di assistere a un suicidio. Dopo un esame di 300 detenuti afferma Pompili possiamo dire che "il fatto di essere testimoni di un tentativo di darsi la morte o di un suicidio vero e proprio ha un grandissimo impatto".
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