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Data: 05/02/2010 - Autore: Avv. Paolo M. Storani La procedura penale anni fa era materia, anche un po' malfamata, per iniziati. Cominciò forse Mani Pulite a sdoganarla, il senatore a vita Giulio Andreotti le regalò ampi stralci di prime pagine difendendosi con nobiltà di rango istituzionale “nel” processo con la magistrale regia di quel campione assoluto che risponde al nome di Prof. Avv. Franco Coppi, stella polare del penalista e dell'avvocato in genere. E nulla fu più come prima. La procedura penale uscì dal ghetto, dalla diceria che s'impara in sei mesi e poi ti butti (mentre per il civile non basta una vita professionale, ricordate quel luogo comune?) e si guadagnò gli onori della cronaca quotidiana. Al tempo dei miei studi, divorai il Foro Italiano della Zanichelli di quel color giallo che dà sull'arancio così stuzzicante, lessi nella loro integralità i trattati sul Codice Rocco sfornato nel 1930 che facevano bella mostra di sé nella biblioteca di mio padre. Il Codice Vassalli era ancora in fase di gestazione. Convegn i su convegni. Oggi sarebbe sufficiente sfogliare i quotidiani dei più variopinti orientamenti. Tracimano di articoli tecnici documentati all'inverosimile. In Italia, agonizzante da lustri il processo civile, delle cui sorti, in definitiva, a nessuno importa più un fico, destinato a morte certa non appena arriverà lo tsunami dell'approvazione del processo penale cd. breve (farà da pendant il processo civile - eterno riposo), da anni non si parla che di procedura penale. Impensabile che una materia tecnica (bellissima) sia divenuta terra di scontro politico. Gente che qualche anno prima si sarebbe accapigliata sul goal-non-goal che ha portato con sospetta frode sportiva la Francia di Thierry Henry ai Mondiali di calcio al posto della povera Irlanda del mitico Trap, stamani al bar discuteva animatamente e con insospettabile proprietà lessicale di legittimo impedimento. E' accaduto che la Camera dei Deputati ha appena varato, per la cronaca il 3 febbraio 2010, un disegno di leg ge che è un testuale plagio di un istituto che esiste dalla notte dei tempi e di cui ridondano tutti i sacri testi di procedura penale. Ovvio che l'imputato ha diritto a difendersi e, se è impedito a presenziare per caso fortuito, forza maggiore, perché gli è cascata sulla testa la casa dell'Aquila e lo stanno rianimando nell'ospedale da campo, il poveretto è legittimamente impedito. Non ci piove. Non ci sarà giudice venusiano a negarglielo. Anzi l'autodifesa, variamente esercitabile al punto da permettergli di smentire finanche qualche iniziativa già adottata dal legale, rende l'imputato l'autentico signore di ogni operazione difensiva. Stratega della difesa di sé stesso. Esempio: quando difendo un chirurgo, che diavolo ne so di quel peculiare aspetto che si agita nel capo d'imputazione? Giusto ho un'infarinatura di ginecologia perché ormai l'ho trattata talmente tante volte perché in quel settore è un tiro al piccione, venghino signore venghino, impalliniamo il dottor Tal dei Tali, ma tendenzialmente so di roba giuridica: nesso di causalità, contatto sociale, falsificazione o non corretta tenuta della cartella clinica, accesso ai dati personali relativi al familiare defunto, responsabilità d'equipe e prescrizione di farmaci “off label”. Ma, quanto al resto, di medicina ignoro tutto. Allora cerco di diventare un po' anch'io medico chirurgo, captando le tecniche operatorie. Dentro la mia testa simulo che un domani al “mio chirurgo” potrei fargli da ferrista; devo sapere tutto, ma proprio tutto, per poi regolarmente scordarmelo nel breve volgere di qualche giorno dopo l'udienza. Lo convoco in studio a tarda sera con il suo armamentario di trattatelli e protocolli, voglio che porti con sé il bisturi, l'arnese che avrebbe cagionato il pregiudizio al malcapitato, la valva che ha utilizzato con quella paziente (l'arnese è quello che passa il convento dell'Asl, una è enorme, l'altra è stretta: me la dovrei portare da casa in sala operatoria?! replica giustamente sbigottito il mio cliente); il terzo grado più aggressivo che egli subirà sarà dapprima il mio. Qui viene il punctum dolens: quel chirurgo il giorno del processo dovrà rimandare la tornata operatoria che, purtroppo, soltanto lui può sbrigare, per endemica carenza, vuoi di personale, vuoi di tecnica pura all'interno del reparto. C'è un certo ginecologo di nome di battesimo Giuseppe che è allievo di uno dei padri della moderna ginecologia: vuoi mettere Pinca operata da lui oppure da un tipino alle prime esperienze?! Ebbene, quel chirurgo non potrà avvalersi del legittimo impedimento come, invece, farà l'imputato politico (stando al progetto di legge attuale: premier e ministro) se la famosa legge, oggi disegno di legge n°889 approvato dalla Camera dei Deputati il 3 febbraio 2010, passerà al vaglio del Senato senza modificazioni e se il Presidente della Repubblica alla fine la promulgherà. Ora, non ci vuole un giurista di grana finissima per concludere che tutta qu esta operazione di legificazione non desta soltanto delle mere perplessità di legittimità costituzionalità, ma è di solare incostituzionalità fino a quando nella nostra Carta fondamentale esisterà l'Art. 3. Vale a dire io avvocato del dott. Pinco Pallino attendo con ansia che l'Asur o l'Asl, il Direttore Generale o il Direttore Sanitario o chi per loro m'inoltrino l'attestazione che la tornata operatoria concerne anche un caso di vita o di morte, e di certo non mancherà poi in aula qualche commento sarcastico di controparte o del Pubblico Ministero d'udienza sulla serietà del legittimo impedimento del mio cliente. Per contro, il legale del politico che, poniamo il caso, il giorno del processo non deve salvare nessuna vita umana, ma sfogliarsi la mazzetta dei giornali, rilasciare un'annoiata intervista a La7 alle prime luci dell'alba (ma non stanno mai zitti i politici?), allora sì in quel caso il legittimo impedimento sarà vincolante per la Corte, è importantissimo andare da Antonello Piroso in tv e non avanti al Giudice in udienza. Proseguendo nella disamina tecnico-giuridica, mi domando perché un ministro sì, mentre il sottosegretario no. Se fate caso, alcuni sottosegretari hanno responsabilità più gravose dei ministri. Guardate che il disegno di legge è incostituzionale pure per questa sottopartizione assolutamente ingiustificata. Sino a qualche tempo fa ci avevano dato a credere che stesse impazzando nel globo terracqueo una pandemia. Bene: l'allora sottosegretario alla Salute Fazio era indaffaratissimo ad organizzare la macchina operativa a base di vaccini ed altri armamentari per arginare la pressoché scontata ed imminente fine dell'umanità. Allora, quale giudice avrebbe potuto negargli (al sottosegretario Fazio, intendo dire) la sussistenza di un legittimo impedimento. Dopo il disastroso terremoto aquilano chi avrebbe negato a Guido Bertolaso tutti i legittimi impedimenti di questa terra giuridica mentre si aggirava con la Protezione Civ ile tra le allucinanti ed atroci macerie? Affinché non si allarghi lo iato prossimo a divenire un baratro incolmabile che separa la classe politica dal resto dei cittadini, la mia opinione è che spetti sì al Parlamento far le leggi, ma alla Magistratura compete valutare l'esistenza di un legittimo impedimento, da che mondo è mondo, vagliando la certificazione, l'attestazione, insomma la pezza d'appoggio che il difensore dell'imputato avrà esibito al Tribunale. Quindi, preferibile lasciare tutto come sta. Altrimenti, io invocherò il legittimo impedimento per tutti gli oncologi che iniziano le visite alle sette del mattino e non si sa quando terminano la loro giornata madida di sudore e di lacrime (“qui non c'è pareggio, o si vince o si perde” disse il medico a Corrado Sannucci, autore di “A parte il cancro tutto bene” – edito da Mondadori - “Voglio aghi nelle vene …la autorizzo a ferirmi, a entrarmi nel corpo in ogni momento e modo lei ritenga necessario, a invadermi con sost anze chimiche o strumenti nelle dosi più potenti che la terapia richiede, con le ferite più profonde che le analisi impongono. Nulla mi dev'essere risparmiato. Mi tormenti, mi sgretoli, mi frantumi. Raccolga da me il siero, l'osso, il sangue. Mi nutra delle più devastanti molecole che la scienza abbia inventato. Io voglio dentro di me queste molecole e ho fiducia in questa scienza. Ma questa battaglia devo vincerla”: che la terra ti sia lieve, grande e versatile Corrado), per tutti gli ematologi come il grande Prof. Stefano Aldo Pileri del Sant'Orsola Malpighi di Bologna che stilano i protocolli con l'augurio che siano vincenti, per tutti gli esperti di scienziati, gli esperti di sismologia e vulcanologia, per tutti gli insegnanti che stanno formando con tormento le generazioni di domani, per tutti gli operai della catena di montaggio che non si può arrestare mai, per tutti coloro che puliscono i vagoni dei treni che altrimenti fanno ribrezzo anche con i prezzi aumentati, pe r i fornai senza i quali rimaniamo senza rosette. Insomma, per tutta l'Italia composta di formichine produttive che devono provvedere anche al sostentamento del ceto politico, il cui costo, invece che calare, cresce a dismisura al pari di nuove Province, nuove Comunità Montane a zero sul livello del mare con tanto di indennità da elargire a profusione. |
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