|
Data: 26/03/2010 10:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani Il 3 marzo scorso il portone del carcere si è definitivamente aperto per Omar, che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) un giovane uomo che a maggio compirà 27 anni, tutto proiettato verso un futuro roseo, se il suo passato non fosse madido di sangue: tanto sangue; insieme alla fidanzata Erika, reputata verosimilmente istigatrice, sgozzò a coltellate (novantasette) la madre Susi ed il fratellino di lei, Gianluca. Il padre di Erika, ve lo immaginate quell'Uomo? Ma l'approccio che vorremmo adottare non è quello del dolore, immenso, inimmaginabile di chi resta senza i suoi cari e si ritrova pure, nel nucleo familiare distrutto, una figlia assassina di moglie e figlioletto, ma che rimane pur sempre una figlia bisognosa d'aiuto. Ricorre periodicamente sui mass media il luogo comune del perdonismo giudiziario. Liberazione anticipata? La problematica è di quelle assai complesse ed ognuno potrà farsi il proprio convincimento dopo una panoramica dell'iter processuale basata su dati di fatto. Il delitto è efferato, ma Omar era minorenne (anche se vedremo che i benefici dei quali ha fruito sono previsti anche per i detenuti adulti). La sentenza di condanna è del 14 dicembre 2001 ed è assai pesante per un minore: 21 anni di reclusione, mentre Erika prese tre anni in più, 24. Vennero entrambi reputati imputabili. Si badi bene, i giudici del Tribunale per i Minorenni e poi della Corte di Appello Sezione Minori di Torino pervennero a tali conclusioni dopo aver già considerato le diminuenti della minore età, che si applicano obbligatoriamente. Senonché, gli imputati avevano prescelto il rito abbreviato, che comporta lo sconto secco di un terzo della pena. E' la legge, non ci possiamo fare niente. La pena di 21 anni meno un terzo diviene, pertanto, di 14 anni in applicazione del rito abbreviato, ricorrendone i presupposti di legge.La legge sull'indulto del 31 luglio 2006 implica un condono di altri tre anni di reclusione ed è applicabile al reato ascritto ai due “Fidanzatini di Novi Ligure”. Omar ha tenuto una condotta penitenziaria esemplare, fruendo così della liberazione anticipata, dal momento che gli sono stati scontati 45 giorni in rapporto ad ogni semestre di reclusione scontata. Pertanto, ad Omar non sono stati affatto concessi il perdono giudiziale, le sanzioni sostitutive (che attengono a tutt'altre ipotesi), la sospensione del processo con la messa alla prova dell'imputato, che pure sarebbe stata spendibile nella fattispecie, ma la richiesta formulata dalla difesa è stata rigettata in concreto dal Tribunale perché un esito positivo avrebbe prodotto l'estinzione del reato. Concludendo, Omar potrete incontrarlo per strada, potrete pensare che sia un assassino, ma ha scontato il suo debito con la Giustizia. Ha espiato. Il carcere è la privazione della libertà personale, ma è sempre una forma di violenza anche se chi espia è autore del più raccapricciante dei delitti. Per chi volesse approfondire la tematica della reclusione circolano in libreria tre volumi del 2009: “Camosci e girachiavi. Storia del carcere in Italia”, edito da Laterza, di Christian G. De Vito, “Diritti e Castighi. Storie di umanità cancellata in carcere”, edito dal Saggiatore, di Lucia Castellano e Donatella Stasio e “Magistrati dietro le sbarre. Farsa e tragedia nella giustizia penale italiana”, edito da Melampo sempre nel 2009, di Alberto Marcheselli. Auspico che Omar possa, nonostante l'atrocità del crimine commesso, spendere la propria vita, quella cosa che Susi, Gianluca ed il marito-papà sopravvissuto (ma morto dentro, immagino) non hanno più. E possa spenderla per gli altri. Avrebbero così un senso compiuto la Riforma Penitenziaria del 1975, la famigerata Legge Gozzini e la stessa nostra Costituzione tutte miranti alla prospettiva del recupero della devianza. |
|