Data: 19/05/2010 10:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
Ho tra i polpastrelli la nuovissima fatica "Gli anni che non stiamo vivendo - Il tempo della cronaca" di Antonio SCURATI, 41 anni, uno dei migliori scrittori contemporanei. Passo la mano sulla copertina liscia che ha l'illustrazione di una spiaggia con molte attrezzature per metà biancorosse e per metà biancoverdi e pochissimi bagnanti, sormontata dal mare calmo. Si nota un moscone sulla riva. Metto il naso tra le pagine alla ricerca dell'odore dell'inchiostro, della cellulosa, ma rimango deluso dal versante olfattivo. Un libro nuovo per me si annusa. Hemingway diceva che scriveva con le dita; quando ebbe un incidente stradale nel Montana si ventilò l'eventualità che potesse perdere l'arto destro e lui pensò che non avrebbe più potuto scrivere nulla. Fisime, è ovvio. Leggo dalla presentazione in seconda di copertina "con sguardo lucido e impietoso, con forza etica e polemica, con affilata sensibilità letteraria, Scurati riflette sulla trasformazione della nostra società, caratterizzata da un tempo che si consuma nella frammentazione e nell'istantaneità, senza darci modo di capirlo. E neanche di viverlo". Mi colpisce che a pagina 239 si proponga di istituire un otto per mille per le madri. "Questo non per lasciare le donne sole con i loro bambini, ma per renderle nuovamente libere di averne". Il capitoletto è sintetico, ma profondo e riflette sulla condizione delle lavoratrici non protette, afflitte dalla drammatica scelta tra figli e carriera. Ad esempio, aggiungo io, l'avvocato - donna che si riproduce è un'eroina. Il volume, di piana lettura, esce per i tipi di Bompiani Overlook in questi giorni al prezzo di €19,50 ben spesi. Parafrasando le parole del promettente scrittore, un libro inutile a cambiare le sorti del mondo, ma indispensabile a comprenderlo. Scurati ama abbigliarsi a mo' di Carlo Lucarelli (che stimo anche parecchio), con abiti rigorosamente neri ma con pantaloni troppo corti per le sue lunghe leve, allampanato e segaligno (quindi, il nero non è per sfinare la figura, giustificazione addotta, invece, da Lucarelli), è un Autore da esplorare perché creativo ed originalissimo, ti guarda fisso con quegli occhi grandi ed azzurri interessati a tutto, è munito di grande capacità di ascolto. Dote che si trasforma poi in stile narrativo eccezionale, in costruzione della frase che denota abilità letterarie da fuoriclasse ormai introvabili nell'era delle scritture a perdere, della proliferazione delle ipocrisie e dei pozzi avvelenati della letteratura, inquinata in modo irrimediabile da roba fuoriuscita dalla penna di un politico famoso o da un guru-conduttore di talk show. Un Autore neorealista che spunta inaspettatamente da una generazione di uomini "per i quali la guerra è stata una serata trascorsa in salotto davanti alla televisione sorseggiando birra fresca", come si legge nel tascabile "La letteratura dell'inesperienza", altra opera pubblicata nel 2006. Il romanzo pubblicato nel 2009, "Il bambino che sognava la fine del mondo", ha un tono narrativo d'eccellenza. Mi pare che sino ad ora Scurati abbia alternato un romanzo a carattere storico ed uno ambientato nel mondo di oggi. Scurati non fa il personaggio anche se lo è: questo già sarebbe tanto di per sé. L'unica avvertenza in caso di eventuale consultazione o acquisto: non guardate, per carità, la fotina-horror del risvolto di copertina: ma chi l'ha scelta?! Ho un sospetto: Carlo Lucarelli. Siccome il libro avrà certamente nuove edizioni, s'impone una sostituzione o quanto un'avvertenza.

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