Data: 06/11/2010 10:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
La lettera di Walter PETESE sul mesto caso di Sarah Scazzi mi ha colpito: "Anche Lei ha dimostrato scrivendo, utilizzando un media, comunque esponendosi, comunque commentando nel pieno diritto , almeno si crede, il Suo pensiero sulla triste e drammatica storia della piccola Sarah Scazzi; non ha forse anche Lei involontariamente oltrepassato quella linea di confine da Lei giustamente teorizzata, ma di fatto ignorata? E se questo Suo sacrosanto diritto di esprimere ...fosse di tutti ...? Lei da una parte critica la televisione e dall'altra la celebra secondo un Suo gusto od opinione personale. Bene. Walter Petese". Caro Sig. Petese, vedo pochissima tv perché la reputo uno strumento attualmente deleterio (faccia caso alla differenza con i pezzi d'antan: al confronto sembrano tutti capolavori e non tutti in realtà lo erano), ma in quel brandello in cui mi imbatto quotidiamente vedo qualche cosa di RACCAPRICCIANTE e di MORBOSO. Un tetro, tragico teatro dell'horror in cui recitano poche decine di personaggi, sempre quelli. In fondo, le innumerevoli trasmissioni che vanno per la maggiore non sono forse per ...gente che vuol origliare e vuol guardare dal buco della serratura? Spettatori che vogliono assistere ai pianti degli altri. (Poi nella programmazione televisiva viene l'ora della ricreazione ed ecco il lato B di una starlette, neppure bellissima, che ormai io trovo insopportabile, sempre quella, ecco il cinepanettone di Natale; se in tv uno sta dicendo una cosa sensata o comunque originale lo interrompono in trecento con la tecnica ormai affinata del parlare addosso: regna la mediocrità; se una trasmissione è ben fatta l'attaccano perché la temono, vedi il caso di "Report" condotto da Milena GABANELLI, ch'è da premio giornalistico). Dirò ancor di più: se questo è modo di fare giornalismo, ho il timore che potrebbe ipoteticamente (non sia mai!) istigare altri comportamenti similari a quelli che tratta. Mai, a mio modesto avviso, si era arrivati a tanto: MAI! La invito a rileggersi, se vuole, il mio intervento del 26 ott '10 che, per praticità Sua e dei restanti 'venticinque lettori', ripropongo qui appresso. La prego di percepire il TONO ed il MODO: io mi sono limitato a dire la mia con una visione definitiva di fondo da PASSO e CHIUDO. E sono riconoscente a quella splendida persona ch'è Mario CALABRESI per la rinuncia allo scoop. Ed un giorno si potrà parlare di DIRITTO ALL'OBLIO, ch'è altra cosa ma ha punti di contatto con la vicenda-Sarah. Questa la news che ha attirato la Sua attenzione: Studio Cataldi del 26 ott '10: La Stampa del 25 ott '10 reca un editoriale del Direttore Mario CALABRESI che deve far riflettere e nella sostanza implora: delitto di Avetrana, BASTA!!! Basta vivisezione dell'orrore, basta morbosità. Basta stile-reality show: è un barbaro assassinio e quelle persone sono in carne ed ossa, non sono aspiranti artisti privi di talento. Basta giornalisti che guardano dal buco della serratura. Basta psichiatri che commentano il vuoto pneumatico: tipo il moto del pomo d'adamo del presunto orco, il movimento della lingua, la secchezza delle fauci. Basta avvocati in perenne e bulimica sosta avanti ai microfoni. Basta plastici, che per giunta costano alla tv pubblica €20.000 ciascuno. Basta trasmissioni non stop sul nulla: su un'auto dei Carabinieri che gira per le strade del paese, dove andrà? Chi preleverà? "Corriamo a vedere" dice il tizio della troupe. Basta gente che sosta avanti al garage-grotta (non sotto sequestro: perchè?) ove forse si consumò l'assassinio. Basta turismo dell'orrore nel weekend con bambini al seguito: che cosa imparano? Che Paese siamo diventati?! Non dovrebbe occorrere un'ordinanza del Sindaco per tenere lontani i torpedoni diretti al pozzo ove è stato ritrovato il corpo della 'piccola', dolce Sarah che amava tanto gli animali e progettava un canile per gli esemplari abbandonati, ma ahilei ignorava la cattiveria degli uomini. Ironia della sorte potrebbe aver impresso l'avvio al tourbillon televisivo, incolpevolmente, inconsapevolmente, in un momento sì concitato e determinante per la svolta nelle indagini come il ritrovamento del corpo, proprio quella giornalista altamente professionale, solitamente assai misurata, dotata di grande sensibilità ed, in una parola, bravissima che risponde al nome di Federica SCIARELLI. Allieva di un maestro di giornalismo come Sandro Curzi, geniale creatore di TeleKabul, conduce da anni una delle pochissime trasmissioni di servizio, utili alla collettività, che valgono il rinnovo dell'abbonamento: "Chi l'ha visto" su Rai3; ma se quella trasmissione è un prodotto perfetto ed insuperabile, il giudizio deve essere ancor più esigente: gli spettatori, quella tragica notte, erano posti per ore (la struttura di Rete l'aveva autorizzata a proseguire ad oltranza) avanti ad una mamma impietrita, una donna annichilita che appariva martoriata, già fiaccata da settimane (42 giorni) di vana attesa. Madre cui veniva chiesto dalla conduttrice, più e più volte, di prestare un consenso a proseguire le riprese proprio mentre apprendeva che la sua figlioletta, carne della sua carne, non era più in vita, anzi era stata barbaramente uccisa ed il suo corpo verosimilmente profanato; che la mamma di Sarah fosse palesemente incapace di dare un consenso alla prosecuzione delle riprese si poteva comprendere agevolmente e si poteva chiudere il collegamento passando ad altro caso. La chiusa dell'editoriale di Mario Calabresi, che pure avrebbe potuto dare in esclusiva i file audio degli interrogatori dei protagonisti della vicenda ed ha rinunciato allo scoop di fiondarli sul web per un successo garantito, è la seguente: "sono convinto esista un LIMITE e ieri passava per la diffusione di quei file audio, per questo penso sia il tempo di tornare a RISPETTARE quel LENZUOLO BIANCO. Altri lenzuoli invece il giornalismo deve continuare a sollevare e sono quelli che rivelano gli scandali, le corruzioni e le criminalità, che fanno meno circo e meno audience e amerebbero il silenzio". La parola di oggi è, dunque, PIETAS, rispetto per i defunti ed i loro cari, nell'accezione originaria di COMPASSIONE. Quando la tv ci propinerà altre dirette da Avetrana, altri programmi sul nulla, orsù. cambiamo canale o SPEGNIAMO direttamente quel pericoloso elettrodomestico che alberga in casa nostra. Lasciamo lavorare la Magistratura inquirente della Procura della Repubblica di Taranto. Lasciamo decidere i Giudici. Che gli avvocati si occupino più delle carte del procedimento e meno dei rapporti con i media. Una notizia di Adnkronos campeggia in home page su Studio Cataldi, un modo tecnicamente ineccepibile di fare giornalismo informativo: "i legali di Sabrina Misseri, la giovane 22enne di Avetrana, in provincia di Taranto, in carcere dal 15 ottobre con l'accusa di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona ai danni della cugina Sarah Scazzi, ricorreranno direttamente alla Corte di Cassazione sia contro il FERMO che contro l'ORDINANZA di CUSTODIA CAUTELARE a suo carico. Lo si apprende dagli stessi difensori. In alternativa avrebbero potuto presentare prima ricorso al Tribunale del Riesame e poi, in caso di bocciatura, ricorrere alla Cassazione"; ci informeremo sugli sviluppi delle indagini. Non certo spiando dal buco della serratura, non origliando. Grazie, caro Direttore Mario Calabresi, che hai tracciato il solco, che hai rinunciato allo scoop assicurato ed al record di contatti sulla testata online Stampa.it: in buona sostanza equivaleva soltanto a "solleticare le morbosità, a infilare la testa più in fondo nel pozzo". Parole (inusuali) da imprimere a caratteri cubitali nelle Scuole di Giornalismo ed anche nelle nostre menti, prima che sia troppo tardi, prima di venire sopraffatti da metodiche informative assolutamente non condivisibili, ispirate soltanto ad un effimero desiderio di audience, se non autentiche armi di distrazione di massa. Prima di uccidere i nostri stessi anticorpi, quando non sapremo neppure più esercitare il discernimento critico. Sarah, che la terra le sia lieve. Quale la Vostra opinione? Scrivete, se volete e potete.
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