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Data: 03/08/2008 11:09:00 - Autore: N.R.
Il furto commesso da un faslo becchino all'interno di un cimitero è soggetto ad aggravante.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione occupandosi del caso di un 45enne che aveva commesso una serie di furti in un camposanto fingendo di essere un addetto alla cura delle tombe.
Dopo la condanna da parte dei giudici di merito l'uomo si era difeso in Cassazione sostenendo che non poteva essergli
applicata l'aggravante dato che "l'oggetto
sottratto costituito da una borsetta era al di fuori della sfera di
protezione della proprietaria che l'aveva lasciata incustodita sul
tappetino dell'auto fuori dal cimitero".
La corte ha respinto il ricorso ed ha affermato ch el'aggravante è stata correttamente applicata dato che
"per non destare sospetti nei visitatori e per giustificare la sua
presenza in un luogo da dove poteva agevolmente studiare i
comportamenti dei visitatori e scegliere le vittime, l'imputato si era
finto un addetto alla cura delle tombe intento a bagnare i fiori
deposti sulle sepolture".
Questa condotta, spiega la Corte, "configura una
attivita' insidiosa e fraudolenta diretta a sorprendere e soverchiare
la vittima" giacchè "simulando la cura dei fiori, l'imputato si pose
nella posizione per osservare i movimenti dei visitatori senza essere
sospettato". Una condotta che evidenzia "non solo il
carettere fraudolento, ingannevole, ma dimostra il rilevante ruolo ai
fini dell'abbassamento delle difese della vittima e del buon esito
della condotta illecita".
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