Indice | Introduzione | Cap. primo | Cap. secondo | Cap. terzo | Cap. quarto | Cap. quinto | Conclusioni | Bibliografia
In
questo capitolo conclusivo, si offre una speranza per l´ abolizione della
pratica della mutilazione genitale femminile.
Non credo che lo
strumento legislativo, sia a livello nazionale che internazionale, possa essere
l´ arma migliore per combattere questa tradizione millenaria. Credo solo che
attraverso programmi educativi in loco si possa risolvere tale problema. I
progetti qui analizzati sono un´ esempio di come si possa educare, ma senza
imporre la cultura occidentale.
Bisogna educare e
bisogna portare avanti anche dei progetti di sviluppo che, per la maggior parte,
sono a lungo termine.
Inoltre bisogna fare
in modo di creare delle basi sociali ed istituzionali stabili, dove la
popolazione africana possa usufruire di tutte le possibilita´ per uno sviluppo
effettivo.
Al momento attuale in
Occidente, si cerca di offrire protezione, attraverso lo strumento dell´asilo
politico, a chi fugge e si ribella alla tradizione. Credo che questa politica
debba essere solo applicata temporaneamente, poiche´ se si attuano delle
politiche educative effettive, le donne africane non hanno piu´ niente da temere
nelle loro terre d´ origine, dove si spera possano sviluppare una propria
personalita´, svincolata dal millenario potere maschile di dominazione. Di
queste politiche educative ne risentiranno di riflesso anche le donne che hanno
deciso per altri motivi di immigrare. Dato il fenomeno della 143 trasmigrazione, si
ritroveranno a condividere i medesimi valori culturali della loro terra d´
origine.
La maggior parte di
tali progetti sono stati portati avanti da organizzazioni non governative allo
scopo di educare, ma di non imporre una cultura altra.
Inoltre, accenno a
progetti che sono stati approntati in Europa, dove si cerca di arginare il
fenomeno, date le massiccie ondate migratorie. Il Parlamento Europeo ha
approvato una risoluzione, basata sul rapporto Valenciano in merito alla pratica
delle mutilazioni genitali femminili. E´ un passo importante che e´ alla base
dello sviluppo di una legislazione europea uniforme riguardante il
fenomeno.
5.1. Circoncidere
senza rituale e rituale senza circoncisione: la circoncisione femminile e la
nuova ritualizzazione dell´ iniziazione in Gambia Storicamente, la
circoncisione in Gambia, faceva parte di un rituale accompagnato da un lungo
periodo di isolamento che aveva lo scopo di educare le giovani donne. Al momento
attule questo rituale e´ stato abbandonato: le giovani donne si sottopongono
individualmente al rito circoncisorio, senza nessun tipo di insegnamento o di
celebrazione vera e propria. Le ragioni sono sia di ordine economico, dato il
caro prezzo del rituale, sia per motivi di tempo: le bambine vengono circoncise
durante i periodi di ferie e non hanno la possibilita´ di trascorrere molto
tempo in isolamento.
144 Ci sono stati dei veri
e propri cambiamenti: si cerca di circoncidere le bambine sempre prima per
quanto riguarda l’eta´, cosi´ non c’e´ possibilita´ di
ribellione.
Questo rivela che se
una bambina viene mutilata in tenera eta´, non ha piu´ senso parlare di un rito
iniziatorio, come ingresso nel mondo degli adulti.
Inoltre vi e´ una
forte pressione da parte di gruppi islamici: si preferisce circoncidere con riti
alternativi che non mutilino l´ integrita´ fisica, poiche´ cio´ non e´ previsto
dalla legge islamica.
Si ha anche paura
della possibilita´ che entri in vigore una legge che proibisca in modo assoluto
la pratica della circoncisione femminile.
In Gambia, si e´
stimato che sei degli otto differenti gruppi etnici praticano la mutilazione
genitale femminile e che circa il 70% delle ragazze e delle donne provenienti da
ambiente rurale, sono state sottoposte a escissione o cliteridectomia. Dal 1996
un´ organizzazione non governativa del Gambia, BAFROW ( Foundation for Research
on Women´s Health, Productivity and the Environment ) ha sviluppato un progetto
riguardante la pratica della circoncisione femminile. Gli sforzi si sono
concentrati per ristrutturare le cerimonie dei riti di passaggio per le ragazze,
in maniera da escludere l´ atto fisico del circoncidere. Il progetto si e´
sviluppato in aree determinate.
Lo scopo del progetto,
della durata di 5 anni, e´ stato quello di sradicare nella parte occidentale e
centrale del paese la pratica circoncisoria.
Obiettivi specifici
erano: - Condurre ricerche per
valutare la prevalenza della mutilazione genitale femminile e le attitudini
delle comunita´ nei confronti della pratica 145 - Provvedere ad
informare ed ad educare i leader religiosi, politici, le operatrici tradizionali
per ristrutturare le cerimonie dei riti di passaggio esistenti - Contribuire alla
creazione di nuove occupazioni per le ex – operatrici.
- Condurre campagne
mirate nei confronti dei genitori delle ragazze in eta´ da rito, che sono a
rischio di circoncisione.
Nella prima fase del
progetto BAFROW ha condotto delle ricerche nei luoghi di interesse. Questo per
poter poi approntare un successivo intervento mirato L´ organizzazione ha
inoltre creato una commissione di consiglio tecnico, formata dai membri della
comunita´, circoncisori, leaders locali e religiosi e ufficiali del Governo. La
Commissione ha dovuto creare un progetto di ristrutturazione della cerimonia del
rito di passaggio.
Dopo la pubblicazione
del progetto, BAFROW, ha educato i circoncisori e i loro assistenti, al nuovo
rito.
Campagne informative
sono state fatte per informare i genitori della nuova pratica, cercando di
evitare che si spostassero in un´ altro villaggio per far circoncidere le loro
figlie. Alla fine del progetto, BAFROW ha valutato in seno alla comunita´ gli
effetti scaturiti dal progetto.
I risultati positivi
ottenuti si devono anche alla fama che BAFROW ha ottenuto, grazie ad altri
progetti. I membri della comunita´ si sono fidati ciecamente del lavoro dell´
organizzazione. Di aiuto sono stati i progetti educativi svolti, che avevano
contenuti riguardanti la salute di donne e bambini, il problema della
riproduzione legato alla pratica circoncisoria etc..
146 L´ introduzione di un
rito alternativo aveva lo scopo non solo di eliminare l´ atto fisico della
circoncisione, ma di mantenere anche gli aspetti positivi della cultura. Il
nuovo rito si focalizza su tre aspetti che si ritengono importanti per le
giovani donne: i diritti religiosi e le responsabilita´, il diritto alla salute,
e il rispetto degli obblighi comunitari.
Sotto la rubrica “
Iniziazione senza mutilazione “, la nuova cerimonia rimane un rito di festa con
regali. E´ stato creato “ un campo per il rituale “, dove le giovani iniziate, i
circoncisori formali, alcuni membri selezionati della comunita´ possono
risiedere per esercitare le loro attivita´. Le bambine iniziate al nuovo rito,
vengono preregistrate di anno in anno.
BAFROW ha condotto
seminari e tirocini per sensibilizzare sulle conseguenze negative della pratica
mutilatoria. Come risultato: - I gruppi del villaggio
hanno avuto incontri mensili sul tema della salute, con la partecipazione di
altri 30 villaggi che formano gruppi di supporto.
- 35 circoncisori hanno
frequentato un seminario della durata di una settimana per imparare a utilizzare
il nuovo rito d´ iniziazione e sono stati introdotti nuovi metodi d´
insegnamento per poter diffondere a largo raggio la nuova pratica. Inoltre ai
circoncisori e´ stata data la possibilita´ di frequentare corsi per diventare
dei promotori sanitari nei loro villaggi. Questo per poter sostituire le loro
entrate finanziarie, prima possibili solo attraverso le numerose circoncisioni
praticate, con delle nuove.
147 - La campagna di
educazione si e´ estesa a 150 comunita´ di ostetriche e puericultrici, alle
quali e´ stato spiegato quali sono le conseguenze di una circoncisione.e quali
effetti negativi si producono sulla salute delle donne.
- Si sono fatte delle
campagne di sensibilizzazione nelle scuole, comunita´ con messaggi chiaramente
contrari alla circoncisione.
- BAFROW ha portato
avanti la campagna anche nel settore politico, religioso e
amministrativo.
Conclusioni BAFROW ha iniziato
questo progetto con un´ ambiziosa agenda per sradicare la pratica nelle aree
prescelte.
La combinazione di un
rito di passaggio alternativo e le campagne di informazione sulla salute sono
state accettate con entusiasmo dai membri della comunita´, dai circoncisori, dai
capi locali e dai capi politici, locali e nazionali.
Il progetto ha delle
basi solide e BAFROW pensa di riuscire a sradicare completamente la pratica dal
Gambia.
La circoncisione
femminile e´ una tradizione complessa che non puo´ essere sradicata se non si
tiene conto delle sue implicazioni culturali, economiche, politiche. Strategie
integrate devono essere pianificate in collaborazione con le comunita´ allo
scopo di incorporare informazioni sulla salute e sulla riproduzione; bisogna
elaborare dei progetti per nuove occupazioni, attraverso rapporti di
collaborazione con il settore politico, inserendo il fenomeno della
circoncisione in relazione con l´ uguaglianza delle donne e dei diritti
umani.
148 5.2. Kenia e Uganda Un
nuovo approccio alla pratica escissoria, offre una speranza nell´ eliminazione
della pratica in alcune comunita´ rurali del Kenia e
dell´Uganda.
L´ approccio keniano
consiste in un rito alternativo, conosciuto come “ ntanira na mugambo “ o “
circonsione tramite le parole “. Include un programma di informazione, tirocinio
alle giovani donne, della durata di una settimana, che si conclude con una festa
quale simbolo dell´ entrata nel mondo degli adulti.
Dal 1996, circa 300
donne sono state iniziate attraverso questo rito.
Il nuovo rito e´ nato
dalla collaborazione tra un gruppo keniano, chiamato “ Maendeleo Ya Wanawake
Organisation “ e il programma per appropriate tecnologie sul tema della salute (
PATH ), un´ organizzazione no – profit che ha lo scopo di migliorare le
condizioni di salute nei paesi in via di sviluppo. Il rito consiste in una
settimana di isolamento. Alle adolescenti vengono insegnate nozioni di base
sull´ anatomia umana e sulla fisiologia, sull´ igiene, sulla riproduzione e
sulla sessualita´; su come devono rispettare gli adulti, come comportarsi con i
loro coetanei.
Cio´ che piu´ conta
per queste ragazze, e´ il ricevere un certificato che le consideri pari alle
loro coetanee che sono state sottoposte a circoncisione.
Un rituale simile, nel
quale le ragazze vengono dichiarate donne senza essere circoncise, si e´
sviluppato in Uganda tra i sabini, una tribu´ di agricoltori. La cosa che fa
dell´ Uganda un caso particolare ed interessante e´ il fatto che questo nuovo
rituale e´ stato instaurato dagli anziani del clan che formano l´associazione
degli anziani.
149 Si e´ interessati a
questi nuovi riti alternativi perche´ lasciano spazio ad un nuovo concetto di
cultura, non menomano l´ idea di appartenere ad un gruppo e non sono imposti
direttamente dalla cultura occidentale.
5.2.1. Kenia: contro
le mutilazioni sessuali E´ una sentenza
importante quella che ha dato ragiione a due ragazzine del Kenya. Un tribunale
della Rift Valley ha accolto il ricorso di due sorelle di 15 e 17 anni contro il
padre che intendeva sottoporle alla pratica tradizionale della mutilazione
genitale. Tanto piu´ importante, questa sentenza, ora che se ne conosce la
motivazione: il giudice ha dichiarato la mutilazione genitale femminile “ una
cultura datata che non ha posto in questo paese...e´ vietata perche´ e´
considerata un´ aggressione fisica al corpo delle ragazze e delle donne “. La
sentenza viene definita “ storica “. In effetti e´ la prima volta che un
tribunale si occupa di questa pratica millenaria per definirla “ aggressione al
corpo delle donne “ – ora in Kenya molti pensano che sara´ il primo passo per
dichiarare la mutilazione femminile fuorilegge, in tutto il
paese.
Le due sorelle kenyote
hanno deciso di restistere alla forte pressione proveniente dalla famiglia e
dalla comunita´. In un contesto cosi´legato ai valori familairi e comunitari non
deve essere cosi´ semplice far causa al proprio padre.
Le cronache della
stampa kenyota hanno descritto un processo partecipato.
Tutti i 15 abitanti di
Simotwo, il villaggio delle due ragazze, si sono spostati a piedi per i 24 km.
Necessari a raggiungere la capitale distrettuale e assistere al processo. Hanno
acoltato attentamente il giudice quando affermava che “ la 150 mutilazione genitale
femminile e´ ripugnante alla giustizia e alla moralita´ ed e´ obsoletain
qualsiasi societa´. “ Anche il padre delle due ragazze era presente in aula. Con
lui c´ era la moglie, che invece sosteneva l´ azione legale delle figlie – a
spezzare la catena per cui le madri imporranno alle figlie cio´ che la comunita´
considera indispensabile per preservare “ l´ onore “. Il giudice ha dunque
vietato al padre di sottoporre le ragazze a mutilazione se queste non lo
desiderano, e gli ha ingiunto di non cacciarle di casa. Le due ragazze sono
felici della sentenza emessa. Avevano paura di presentarsi in Tribunale. Ora
vogliono portare a termine i loro studi e lavorare per i diritti delle donne.
Sperano che le loro amiche nel villaggio seguano il loro esempio e rifiutino di
sottoporsi alla cerimonia. Le due ragazze hanno dimostrato che le tradizioni non
sono immutabili.
5.3. Costa d´ Avorio:
le operatrici della circoncisione abbandonano il loro commercio Piu´ di 20 operatrici
nella parte occidentale della Costa d´ Avorio hanno abbandonato il loro
commercio e hanno preso parte alla campagna contro la circoncisione femminile,
sostenendo il presidente dell´ associazione per i diritti delle donne della
Costa d´ Avorio.
Hanno cominciato a
capire che la vita umana e´ piu´ importante delle loro tradizioni e dei loro
interessi economici e ora stanno collaborando per sradicare questo “diavolo
sociale“.
151 Il numero delle donne
coivolte nella pratica della circoncisione e´ sconosciuto, ma dalle statistiche
dell´ UNICEF, circa 4 milioni di donne nell´ Africa Occidentale sono state
sottoposte alla pratica.
Il Governo della Costa
d´ Avorio, ha instaurato una commissione per risolvere questo problema, data la
pressione costante di donne che volevano che la pratica fosse abolita. A capo
della commissione c´ e´ una donna, Guei Bah Agnes Kone, che per 40 anni e´ stata
essa stessa un´ operatrice e mostra la sua determinazione a voler sradicare la
pratica nel minor tempo possibile. Kone ha creato delle delegazioni per poter
portare avanti il suo progetto anche nelle zone piu´ lontane e
sperdute.
Non e´ cosi´ facile
sradicare in breve tempo una pratica che svolge un ruolo importante nei rituali
tradizionali in molti gruppi etnici della Costa d´ Avorio.
Per le operatrici la
pratica e´ solo una parte del complicato rito d´ iniziazione delle giovani
donne. La maggior parte continua ad operare per semplici ragioni economiche
perche´ e´ la loro sola risorsa finanziaria.
Il Governo, dopo aver
instaurato la Commissione anti circoncisione, ha promesso di aiutare le
operatrici attraverso fondi per poter far fronte alle loro esigenze economiche,
in attesa di poter elaborare progetti per nuove
occupazioni.
Non tutte le
operatrici si ritengono soddisfatte: credono che fosse un loro diritto il poter
praticare questa specie di commercio per secoli.
In Costa d´ Avorio il
progetto e´ ancora agli stadi iniziali. Ma si spera sempre in un
cambiamento.
152 5.4. Benin: il
progetto dell´Organizzazione (I)NTACT Lo Stato del Benin,
non vuole emanare un legge vera e propria per l´ abolizione della mutilazione
genitale femminile; questo per la polica del voto. Pero´ aiuta, le
organizzazioni non governative che promuovono progetti sia di sviluppo, sia
contro questa pratica millenaria. La ex first lady del Benin ha, nel 1995,
chiesto supporto a Christa Müller, per poter avviare un progetto di sradicamento
della pratica. Ed e´ cosi´ che e´ nata l´ organizzazione (I)NTACT, che ha come
scopo quello di elaborare progetti per l´ abolizione del rito, ma senza
immischiarsi; cioe´ facendo in modo che gli indigeni acquistino la dovuta
consapevolezza per poter essi stessi elaborare delle campagne contro la
circoncisione.
Due sono i fattori che
sono stati visti quale ostacolo ai progetti di formazione: uno, lo status
sociale delle operatrici, le quali sono viste quali istituzione sociale e in
contatto diretto con le autorita´ spirituali dei diversi villaggi. Secondo, gli
Stati Africani, non hanno i mezzi necessari per portar avanti dei progetti
sociali, i quali devono essere supportati da donatori delle organizzazioni non
governative. Solo attraverso organizzazioni umanitarie si possono sviluppare dei
progetti anche contro la pratica della mutilazione genitale
femminile.
Vengono organizzati
dei seminari, della durata di una settimana, i quali hanno lo scopo di formare i
locali, i quali si fanno da portavoce per il loro villaggio e hanno il compito
di elaborare un programma mirato per l´ abolizione della pratica. Le
organizzazioni non governative africane, come il CIAF, da sole non portano
avanti tali progetti, perche´ hanno paura della reazione delle operatrici, le
quali sono artefici di riti magici, se ostacolate. Bisogna veramente inoltrarsi 153 nel territorio
africano, dove le culture animiste hanno un ruolo nella
societa´.
Non bisogna criticare
il loro modo di vedere il mondo, le loro credenze e riti.
(I)NTACT ha scelto un
paese che e´ relativamente piccolo, poiche´ queste campagne devono essere il
piu´ estese possibili nel territorio. Bisogna toccare anche i villaggi piu´
piccoli perche´ date le relazioni matrimoniali tra i diversi villaggi, non si
puo´ pensare che avendo sradicato la pratica in un villaggio, si e´ raggiunto lo
scopo del progetto, poiche´ in un´ altro villaggio, essendo la pratica ancora
presente, esiste la possibilita´ che attraverso un matrimonio il rito venga
comunque praticato. Il progetto di INTACT si e´ sviluppato nel Benin Centrale e
nel Nord ( nel Sud del paese la pratica non c´e´) . Per lo sviluppo del progetto
si e chiesto l´ aiuto di altre organizzazioni, o comunita´ locali che hanno
partecipato al seminario, le quali vengono finanziate da INTACT. Inoltre sono
stati fatti dei progetti di assistenza per le ex- operatrici e per le donne che
hanno problemi di salute causati dalle circoncisioni
subite.
Attraverso dei
rappresentanti locali, si fanno delle verifiche su come i soldi vengono spesi,
di come i progetti funzionano e quali sono i risultati
raggiunti.
I rappresentanti hanno
il compito di andare di villaggio in villaggio e di sensibilizzare i leaders
politici e religiosi, e soprattutto devono lavorare a stretto contatto con le
operatrici, che hanno “l´esclusiva “ nel loro lavoro.
Se vengono raggiunti i
risultati sperati l´ operatrice viene invitata al seminario che si tiene
annualmente. Al seminario vengono date nozioni di base sull´ anatomia umana, e
quali conseguenze nocive si sviluppano a causa di una 154 circoncisione e viene
loro offerto un credito per poterle sostentare
finanziariamente.
Dopo il seminario vi
e´ una festa nella quale vengono abbandonati gli strumenti di lavoro. Le donne
dichiarano pubblicamente che non praticheranno piu´ la circoncisione. Per dare
solennita´ all´ atto, sono presenti le autorita´ politiche locali, le quali
offrono un premio di riconoscimento per il coraggio che queste donne hanno avuto
nell´ abbandonare la pratica.
INTACT ha raggiunto
degli ottimi risultati e spera di vedere abolita completamente la pratica in
Benin nel 2005. Piu´ di 100 operatrici hanno abbandonato il loro lavoro: cio´
significa che ogni anno vengono salvate dalla pratica circa 10.000 bambine e
circa 150 non muoiono a conseguenza del rito.
Abolire questo rito
millenario e´ uno dei piu´ difficili compiti nel cambiare la condotta di un
popolo fortemente radicato nelle tradizioni. Non si puo´ raggiungere lo scopo
solo attraverso dei seminari. Bisogna raggiungere i luoghi piu´ sperduti del
paese, bisogna andare nella savana africana a fare campagne di
informazione/formazione.
155 5.5. Somalia:
Mutilazioni genitali femminili. L´ inizio della fine L´ organizzazione
italiana Aidos, che si occupa di progetti di sviluppo per le donne del terzo
mondo, ha avviato nel 1985, un progetto per cercare di sradicare la pratica
circoncisioria in Somalia. Hanno operato per cinque anni, fino all´inizio della
guerra civile, mano nella mano con l´ organizzazione democratica delle donne
somale. E´ stato un lavoro duro, ma soddisfacente.
Sono riuscite ad
entrare nel cuore delle donne africane, che ora purtroppo disperse a causa della
guerra, sono attive nemiche della pratica nei paesi occidentali. Dal 1985,
continuano a dare il loro contributo finanziario e tecnico per l´ abolizione
della mutilazione genitale femminile. Aidos lavora con i Comitati nazionali
aderenti al Ciaf interafricano sulle pratiche tradizionali che hanno rilevanza
per la salute della donna e sono impegnati contro questa pratica nei vari paesi.
Dopo l´ esperienza in Somalia, Aidos ha dato il suo contributo ad altri progetti
in Sudan, Nigeria, Gambia.
Oggi lavorano ad un
progetto in Etiopia, nonche´ in Burkina Faso, Guinea e
Benin.
Aidos e´ stata la
prima organizzazione di donne del Nord a non limitarsi ad alcuni interventi
sporadici, ma ad avere il coraggio di lavorare insieme al popolo africano su una
tematica cosi´ delicata. Il loro compito e´ stato quello di formare dell´
equipes nazionali, che acquisiscano tutti gli strumenti di formazione necessari
per condurre in proprio campagne nazionali. L´ approccio metodologico, messo a
punto con l´ ufficio donne e sviluppo del centro di formazione dell´ ILO,
consiste nell´ elaborazione di pacchetti multimediali. I 156 target donne, medici,
paramedici, leader religiosi e politici, giovani, vengono scelti tra i gruppi
che hanno maggior influenza nella comunita´. I pacchetti formativi – redatti
sulla base di ricerche condotte in loco – si basano sull´ educazione non formale
e partecipativa, attraverso esposizioni corredate da materiale di supporto
audiovisivo, in modo da identificare i problemi connessi alle mutilazioni
genitali femminili, senza dare giudizi aprioristici, ma lasciando che la
popolazione locale rifletta sulle soluzioni possibili. Le metodologie sono
diverse a secondo del target di formazione.
I Comitati nazionali
sono organizzazioni non governative, ma per poter operare un cambiamento, hanno
bisogno del supporto governativo, perche´ e´ essenziale associare nelle campagne
di formazione/informazione i ministeri della Sanita´, dell´ Istruzione, dell´
Informazione e degli Affari religiosi. Inoltre, si sta procedendo all´
elaborazione di materiale da utilizzare nei media moderni ( giornali, radio, e
TV ) e nelle forme di comunicazione piu´ tradizionali ( poesia, canzoni e teatro
). Ai Comitati nazionali vengono dati i mezzi tecnici e finanziari per condurre
le campagne di formazione e informazione. Aidos non interviene nei contenuti dei
pacchetti informativi, ne´ nella scelta dei metodi che sono completamente
elaborati dagli esperti del paese interessato.
Nessuno si e´ illuso
che una pratica millenaria come quella della circoncisione potesse essere
sradicata in pochi anni. Sono necessari volonta´ politica e mezzi adeguati.
Negli ultimi anni i progressi sono stati enormi. C´ e´ stato anche il supporto
di documenti elaborati da organismi internazionali di un certo
peso.
Parlare delle
mutilazioni non e´ piu´ un taboo, questo forse e´ l´ inizio della
fine.
157 Ma bisogna continuare
a sostenere i Comitati nazionali: il volontariato non e´ sufficiente. Occorrono
mezzi adeguati affinche´ si possa continuare ad operare.
5.6. Il lavoro dell´
Aidos con il Comitato etiope sulle pratiche tradizionali Sono passati quasi 5
anni da quando l´ Aidos ha cominciato a lavorare con il Comitato nazionale
etiope sulle pratiche tradizionali, dannose alla salute di donne e bambine, ma
la strada e´ ancora lunga. Le ambizioni del progetto sono sempre state grandi,
sulla carta tutto sembra piu´ razionale e semplice. Quando si scrive un progetto
non si pensa ad una stagione delle pioggie piu´ lunga del previsto, alla
mancanza di aule per tenere i corsi di formazione, alla svalutazione della
moneta locale rispetto al budget originale, alle tensioni etniche che continuano
a minare il lavoro quotidiano nonostante l´ apparente pace nazionale e alle
nuove tasse imposte dal Governo su tutto cio´ che proviene dall´ estero (
incluso il materiale per i progetti umanitari ). Ma la cooperazione allo
sviluppo e´ anche questo: una continua prova di pazienza, la capacita´ di avere
grande flessibilita´ e una solidarieta´ che si consolida con il passare del
tempo e con il superamento delle difficolta´.
Difficile misurare l´
efficacia di un progetto che mira a cambiare le attitudini e i comportamenti di
un popolo verso una tradizione che si e´ praticata per centinaia di anni e che
trova giustificazione nella cultura locale. Nonostante cio´ il lavoro portato
avanti dal partner locale dell´ Aidos e´ continuato e con il passare degli anni
ha trovato molti aderenti. Hanno partecipato ai seminari di formazione centinaia
di funzionari pubblici, esponenti religiosi copti e 158 musulmani, insegnanti,
infermieri. Ogni seminario in cui e´ stato mostrato il film Infibulazione,
accompagnato da una documentazione scritta sulla gravita´ del problema e dalle
relazioni di vari esperti, ha riscosso grande successo. Alla conclusione di ogni
seminario i partecipanti, storditi dalle immagini e dalla loro stessa presa di
coscienza, hanno promesso di divulgare l´ informazione e di farsi portavoce
contro questa palese violazione dei diritti umani.
Aidos e´ soddisfatta
del lavoro portato avanti dal Comitato Nazionale. Sempre piu´ persone in Etiopia
hanno sentito parlare della Campagna contro la pratica delle mutilazioni
genitali femminili e l´ argomento non e´ piu´ un tabu´. Questo e´ gia´ un passo
avanti.
5.7. Le donne Numu e
la campagna contro l´ escissione in Mali Alcune organizzazioni
non governative hanno stabilito dei programmi per le operatrici. Questi
programmi generalmente iniziano con il convincere queste donne ad abbandonare la
pratica e si concludono con una pubblica cerimonia nella quale le operatrici
abbandonano i loro strumenti di lavoro. Alle operatrici vengono poi offerte
possibilita´ di corsi per poter apprendere una nuova professione, poiche´ per
loro la pratica escissoria e´ l´ unica fonte di reddito.
E´ importante offrire
a queste donne un futuro dal punto di vista finanziario, con il quale possano
sopravvivere.
Nella cerimonia
conclusiva, due sono i temi affrontati: le opportunita´ economiche offerte e la
nozione di progresso e sviluppo.
159 Molti sono i fattori
che hanno indotto le indigene ad abbandonare la pratica: uno che puo´ aiutare a
riflettere e da´ delle possibilita´ per il cambiamento e´ il fatto che comunque
la mutilazione genitale femminile ha perso i suoi valori tradizionali: non si
pratica piu´ quale rito d´ iniziazione e vi sono numerose donne circoncise che
sono gravide prima del matrimonio.
Le donne si sono rese
consapevoli delle gravi conseguenze che comporta questo rito. “ Abbiamo
raggiunto un´ accordo: la circoncisione e´ qualcosa che non da´ nessun
vantaggio. Stiamo regredendo, e qualsiasi cosa ci faccia regredire, non e´ stata
richiesta da Allah. Se Allah ha permesso che le popolazioni occidentali si
stabilissero nella citta´, significa che non praticheremo piu´ la circoncisione.
Abbandoniamo i nostri strumenti di lavoro, la nostra vita era legata a questi
strumenti. Chiediamo solo di essere aiutate per facilitare la nostra esistenza.”
La cerimonia ha dei valori per le donne indigene che per noi occidentali non
sono cosi´ densi di significato: queste donne orgogliose del loro status di
portatrici della cultura si sono umiliate e hanno abbandonato la pratica in una
cerimonia pubblica, abbandonando gli unici strumenti che sono stati il cuore
della loro identita´ collettiva.
Queste donne per
accedere ai fondi di sostentamento devono comunque far riferimento alle diverse
organizzazioni non governative o alle associazioni di donne, che sono diventate
le intermediarie fra i donatori e le popolazioni locali.
In Mali la pratica non
e´ stata ancora completamente eliminata, anche perché e´ stata creata
precedentemente una lobby di leaders religiosi musulmani che si 160 sono battuti per la
medicalizzazione del rito. Per cui operare solo un cambiamento nelle operatrici
locali non ha eliminato la pratica, che vuole essere mantenuta ad un livello
politico piu´ elevato. Inoltre le donne Numu si sentono responsabili nel caso in
cui viene richiesta loro una circoncisione. E´ il loro status, il sentirsi
privilegiate nella comunita´ di appartenenza.
Il programma per
ottenere dei risultati soddisfacenti deve essere rivisto e orientato verso altri
soggetti, quali i sanitari, paramedici. La qualita´ dei messaggi del ministero
della sanita´ deve essere migliorata e le informazioni offerte devono essere
presentate in maniera tale da raggiungere la coscienza dei residenti e degli
esperti locali.
5.7.1. Infibulazione:
Abbiamo incontrato le donne del Mali I tamburi, il cerchio
di danze e canti. Le donne di Tourela accolgono un gruppo di italiane che
collaborano al progetto di Emma Bonino. Il villaggio si trova a pochi chilometri
di distanza dalla capitale del Mali. Da quattro anni lavora con l´ Amspot (
Association malienne puor le suivi et l´ orientation des pratiques
traditionelles ). E da quattro anni le sue abitanti, guidate da Salimata, hanno
detto no alle mutilazioni genitali. Un gruppo di dieci donne, impegnato
attivamente nella lotta: accanto a loro, le altre, le vittime di una pratica
secolare, radicata nella tradizione e nel costume familiare. Ad una ad una,
prendono la parola e raccontano la loro storia. “ Quando una bambina viene
escissa e muore o quando soffre per mesi, anni, sono i genitori che soffrono con
lei. Su questo abbiamo fatto leva e sulla paura delle donne, per se´ e per le
loro figlie “, 161 raccontano. “ I
problemi di salute, a breve e a lungo termine, sono
moltissimi.
Con l´ aiuto dell´
Amspot abbiamo mostrato che cosa succede davvero e che cosa si puo´ fare. L´
opera di sensibilizzazione e´ stata lunga, e´ stata
difficile.
Ma alla fine la
comunita´ ha preso una decisione: la pratica dell´ escissione e´ vietata. Oggi
queste donne sono qui a raccontare. A farsi portavoce di un successo: personale
e pubblico. Di un messaggio: che vuole partire da questo piccolo villaggio per
estendersi al resto del paese, e di qui all´ Africa, al Medio Oriente, al sud
Est Asiatico, a tutti gli Stati in cui l´ infibulazione e´ ancora una pratica
abituale. Non a Tourela, dove un intero villaggio, grazie all´ impegno della
comunita´ femminile, ha detto basta.
“ Si dice che le
mutilazioni genitali fanno parte della tradizione, di un costume radicato nei
secoli. Ma, ogni volta che si chiama in causa la tradizione, e´ sempre per
opprimere le donne, mai per liberarle. “ Ma non sono di questo villaggio Djelika
ne Sayon ne tante altre maliane senza volto, le cui storie non hanno neppure un
nome. Parla per loro un ginecologo responsabile di un centro sanitario: “
Djelika e´ stata infibulata a dieci anni. A tredici era gia´ sposata. A sedici
e´ rimasta incinta. L´ ho vista arrivare in condizioni disperate in ospedale.
Era stata portata dopo tre giorni interi di travaglio: non riusciva a partorire.
Il bambino era gia´ morto. Gran parte dei suoi organi genitali distrutti a causa
dell´ infibulazione. “ Cancellata e´ stata l´ infanzia di Sayon. L´ operatrice a
cui la famiglia l´ aveva affidata forse non era esperta, forse non e´ stata
attenta e, quando le ha 162 praticato
l´ infibulazione le ha tagliato anche il meato uretrale. Cosi´, una bambina di
sette anni e´ condannata all´ incontinenza, per tutta la
vita.
Per un caso scoperto,
come quello di Sayon, ce ne sono centinaia senza volto: storie di ordinaria
sofferenza. Anonime, come la bimba di sei mesi, che e´ stata infibulata tre
volte, perche´ i parenti ritenevano che il “ taglio “ non fosse sufficiente.
Come le decine di adolescenti morte di tetano, setticemia: secondo i dati piu´
recenti, il 94% delle maliane viene mutilata. E molte muoiono. Eppure questa e´
una delle pratiche piu´ radicate nella cultura africana.
Un tempo era gratuita,
adesso e´ un´ attivita´ lucrativa, pagata in denaro o in favori. La prima che ha
osato aprire un dossier e´ stata una sociologa, Aissa Diallo: era il 1978. Da
allora sono nate diverse associazioni dirette da donne, che lottano contro le
mutilazioni. Ma le donne in Mali non hanno diritto di parola, non in pubblico. “
L´ escissione e´ una sevizia, una violazione dei diritti fondamentali, ma e´
anche la discriminante fra onore e disonore “. “ Si puo´ chiedere ad una madre
di non fare del male a sua figlia, ma come chiederle di condannarla all´
emarginazione sociale ? “ E´ questo il pregiudizio da
spezzare.
La contraddizione
tragica da sciogliere.
163 5.8. Senegal: “Noi
vogliamo solo il meglio”. Intervista con un´ operatrice africana, Oureye Sall Ad
un´ invito dell´ Unicef in Germania, Oureye Sall , proveniente dal Senegal, ha
rilasciato un´ intervista sul suo lavoro di operatrice e ha spiegato come ha
deciso di abbandonare la pratica. Questo e´ uno degli esempi di come si
sviluppano progetti educativi, in cui si consapevolizzano gli indigeni in
maniera attiva e non attraverso un processo d´ imposizione della cultura
occidentale.
Oureye, ha lavorato 18
anni come operatrice ed ha ereditato il lavoro da sua madre. Questo e´ un lavoro
che si tramanda da generazione in generazione.
Ha praticato la
mutilazione sempre per motivi culturali: Le donne che non sono circoncise sono
emarginate dalla comunita´ di appartenenza.
Ha sempre praticato la
circoncisione con il metodo tradizionale , con l´ uso di lamette di rasoio e di
tutte le formule magiche che la madre le ha tramandato.
L´ eta´ delle bambine
che ha operato variava a desiderio delle madri e delle disponibilita´
finanziarie: da poche settimane di vita a 15 anni di eta´.
L´ importante e´ che
la circoncisione avvenga prima del matrimonio: chi non e´ circoncisa non puo´
sposarsi.
Le bambine non sanno
in che cosa consiste questo rituale. Sanno solo che e´ un giorno speciale. Non
e´ una costrizione o un´ imposizione: il sottoporsi alla circoncisione le
rendera´ membri della comunita´ di appartenenza.
Oureye voleva fare del
bene. Rimaneva impassibile di fronte al dolore e alle grida di queste bambine: “
talvolta per fare del bene, bisogna soffrire “.
Lei credeva di fare
del bene perche´seguiva le tradizioni.
164 Gli uomini non
prendono parte a questi riti. Per loro e´ tabu´ partecipare ai riti iniziatici
delle donne. E´ un tema proibito poiche´ le donne non hanno mai affrontato
apertamente questo tema.
La circoncisione e´
praticata per proteggere le bambine fino al giorno del matrimonio, per
preservare la loro verginita´ e purezza.
Oureye ha smesso di
praticare la circoncisione poiche´ ha partecipato ad un programma educativo. Ha
imparato a comprendere cosa sono i diritti umani.
Ha imparato che quando
pratica la circoncisione crea gravi conseguenze nella salute delle bambine e
viola i diritti degli altri.
Ha deciso cosi´ di
abbandonare il suo lavoro: non e´ stato semplice, perche´ ha dovuto parlare sia
con il capo religioso della sua comunita´, sia con suo
marito.
Inoltre ha perso la
sua stabilita´ economica.
Sapeva di essere
stimata e di avere il suo influsso nella comunita´: se non praticava piu´ il suo
lavoro, i membri della comunita´ non si sarebbero rivolti a delle altre
operatrici. Ha sperato che dal suo comportamento sortissero degli effetti
positivi nella regione, influenzando il comportamento nelle altre
operatrici.
Cosi´ e´ stato. In un
giorno 30 piccoli villaggi hanno deciso di non praticare piu´ la circoncisione
femminile.
Crede che l´ educare
ed il spiegare cosa sono i diritti umani e´ il metodo giusto per poter sradicare
questa pratica millenaria.
I diritti umani sono
fondamentali. Non bisogna violarli.
Bisogna spiegare ad
uomini e donne che siamo tutti uguali e abbiamo tutti gli stessi diritti.
Bisogna portare avanti una campagna di sensibilizzazione di paese 165 in paese. Non si
rinuncia ad una tradizione, si lotta per migliorare la salute delle bambine e
delle donne.
Per lei , Oureye, non
bisogna affrontare il tema solo con le donne; bisogna infrangere i tabu´ e
parlarne anche con gli uomini in maniera aperta e
costruttiva.
5.9. Europa: Progetti
e proposte legislative in seno al Parlamento Europeo in merito al fenomeno della
mutilazione genitale femminile Nel 2001 il Parlamento
Europeo ha approvato una risoluzione sulle mutilazioni genitali femminili in
base al rapporto Valenciano, dal nome della relatrice della Commissione dei
diritti della donna e delle pari opportunita´.
Il documento e´ frutto
di un lungo lavoro iniziato nel 1999 da Emma Bonino e dagli altri deputati
radicali italiani, sostenuti dalla firma di oltre la meta´ degli
europarlamentari.
E´ un segnale
importante di apertura mentale e di tolleranza che l´ Unione Europea invia al
Sud del mondo in un momento in cui i rapporti internazionali sono caratterizzati
da un fuoco incrociato di incomprensioni e intolleranze.
Brevemente vorrei
riassumere i punti cruciali della risoluzione.
- Vi e´ un riferimento a
tutte le Convenzioni che si occupano dei diritti della donna, dei fanciulli,
della protezione delle minoranze etniche ed un richiamo al percorso che e´ stato
seguito nelle diverse Conferenze Mondiali.
- Si considera che al
momento attuale gli Stati Membri dispongono di un quadro giuridico comunitario
che permette loro di adottare una politica 166 efficace di lotta
contro le discriminazioni e di applicare un regime comune in materia d´ asilo
nonche´ una nuova politica dell´ immigrazione.
- Vengono condannate
fermamente le mutilazioni genitali femminili in quanto violazione dei diritti
umani fondamentali.
- Viene fatta una
richiesta specifica di collaborazione degli Stati Membri all´ armonizzazione
della legislazione esistente, e in mancanza, di elaborare una legislazione
specifica in materia nel nome dei diritti della persona, della sua integrita´,
della liberta´ di coscienza e del diritto alla salute.
- Ci si oppone a
qualunque medicalizzazione in materia, che non farebbe altro che giustificare e
far accettare la pratica della mutilazione femminile sul territorio dell´
Unione.
- Si richede che gli
Stati Membri debbano collaborare con le comunita´ etniche interessate e di
adeguarsi alla realta´ delle stesse per meglio comprendere il
fenomeno.
- Le motivazioni date
da numerose comunita´ per mantenere pratiche tradizionali dannose per la salute
delle donne e delle bambine non hanno basi scientifiche e neppure origini e
giustificazioni religiose.
- Si sollecitano gli
Stati Membri a compiere un´ approfondita indagine per determinare la portata del
fenomeno negli Stati Membri.
- Si chiede che la
Commissione elabori un´ impostazione strategica integrale allo scopo di
eliminare tale pratica, la quale deve andare oltre la semplice denuncia di
questi atti; di stabilire meccanismi giuridici e amministrativi 167 anche preventivi,
educativi e sociali, che permettano alle donne vittime e in condizioni di
esserlo di ottenere una vera protezione.
- Si richiede inoltre l´
elaborazione di programmi educativi, di campagne nazionali e di campagne rivolte
ai legislatori/parlamenti nei paesi interessati al fine di massimizzare l´
impatto della vigente legislazione o, in sua assenza, di assistere nella
formulazione e nell´ adozione di tale legislazione.
- Si auspica che il
Consiglio e la Commissione, nell´ambito del processo di armonizzazione, adottino
misure concernenti la concessione di permessi di soggiorno e la protezione delle
vittime di questa pratica e riconoscano il diritto d´ asilo alle donne, alle
giovani e alle bambine che rischiano di subire
mutilazioni.
La risoluzione tocca
tutti i punti cruciali del fenomeno. Si spera in una rapida armonizzazione delle
varie legislazioni.
Vorrei accennare
inoltre ad un progetto, denominato Daphne, che e´ stato elaborato a livello
europeo con l´ avvallo del Parlamento e del Consiglio
Europeo.
168 5.9.1. Il progetto
Daphne Il progetto Daphne si
propone di studiare la diffusione del fenomeno delle mutilazioni genitali
femminili in Europa e di elaborare una strategia per
combatterlo.
Numerosi Stati Membri
dell´ Unione Europea ospitano comunita´ provenienti da paesi in cui e´ praticata
la mutilazione genitale femminile e devono affrontare le conseguenze giuridiche,
mediche e sociali che la pratica delle MGF ha sulle donne e sulle ragazze che ne
sono vittime.
Si tratta di un
problema difficile da affrontare non solo perche´ tale pratica e´ illegale in
diversi paesi europei, ma anche perche´ il diritto della comunita´ di immigrati
di conservare le loro tradizioni culturali e´ un problema
delicato.
Alcuni governi dell´UE
hanno gia´ elaborato programmi specifici in collaborazione con i servizi medici
come l´ African Well-Woman Clinic nel Regno Unito o la guida per gli operatori
medici in Danimarca, Svezia e Paesi Bassi. La Germania ha proposto una campagna
medica sull´ argomento. Ma vi sono alcuni Stati membri in cui c´ e´ ancora una
consapevolezza relativamente scarsa del problema. Il personale medico necessita
di una formazione per poter essere in grado di curare e consigliare le donne che
hanno subito la MGF.
Il quadro generale L´
International Center for Reproductive Health ( ICRH ) in Belgio ha promosso, in
collaborazione con due organizzazioni omologhe nei Paesi Bassi, un progetto per
studiare l´estensione del fenomeno in Europa ed elaborare raccomandazioni che
aiutino i governi dell´ UE a combatterlo. Il progetto 169 iniziale, della durata
di un anno, e´ riuscito a tracciare un quadro ben documentato della pratica
della MGF. Ha riscontrato l´ esistenza in Svezia e nel Regno Unito di una
legislazione specifica in materia e in almeno dieci Stati Membri la presenza di
gruppi di sostegno.
Le organizzazioni
hanno sondato, con una serie di questionari, le opinioni di operatori sociali e
sanitari e di esperti giuridici europei e hanno elaborato uno studio di testi a
carattere socioculturale relativi al problema.
Orientamenti per i
governi Le raccomandazioni,
destinate ai responsabili politici dell´ UE e ai governi nazionali, sono
centrate sui diversi aspetti della mutilazione genitale femminile: - Aspetto
giuridico: La normativa dell´
UE deve basarsi su strumenti internazionali per combattere la violenza contro le
donne e le ragazze e deve prevedere misure speciali per tutelare le bambine in
pericolo. E´ pertanto necessario che i funzionari di polizia, i responsabili
della giustizia e dell´ immigrazione e le comunita´ di immigranti ricevano un´
adeguata formazione e siano informati sull´ argomento.
- Aspetto
medico: E´ necessario
organizzare corsi di formazione sulle MGF a tutti i livelli. La cosa piu´
importante e´ far si´ che tale pratica non venga accettata come una pratica
medica.
- Aspetto
socioculturale: Le attivita´ devono
suscitare anche la partecipazione delle ONG, delle organizzazioni comunitarie e
dei cittadini dei paesi “ a rischio MGF “ nonche´ dei leaders
religiosi.
170 - Aspetto
generale: L´UE deve sostenere
i governi dei paesi in cui e´ praticata la MGF nella lotta contro l´
eliminazione di tale pratica. E´ necessario creare piu´ reti a livello europeo e
tra tali paesi e l´ Europa.
Il contributo africano Tali
raccomandazioni sono state approvate da una conferenza internazionale di esperti
dell´ Africa, degli Stati Uniti e dell´ Europa. L´ ICRH ha ritenuto che la
presenza africana fosse fondamentale, sia per capire fino in fondo gli aspetti
sociali e culturali di tale pratica tradizionale, sia per creare una struttura
di collegamento che sostenga gli africani che lottano per porre fine alla
MGF.
La seconda fase del
progetto Grazie al successo del
progetto, l´ UE ha rinnovato per un anno il finanziamento di una serie di
seminari internazionali e la creazione di una rete europea. Al centro belga si
e´ affiancata nella seconda fase un´ organizzazione svedese e alla formulazione
delle conclusioni hanno partecipato donne delle comunita´ africane nell´ UE. Il
coordinatore del progetto ha presentato il lavoro svolto a diverse riunioni di
alto livello negli Stati Membri.
I risultati del
progetto hanno un grande valore per i governi, le ONG e le organizzazioni di
tutta l´ Europa in quanto supportano gli sforzi volti a prevenire tale forma di
violenza contro le donne, a curare ed assistere le
vittime.
Gli orientamenti per
gli operatori sanitari, elaborati in collaborazione con i rappresentanti delle
parti interessate, aiuteranno le organizzazioni nazionali a produrre la propria
documentazione e contribuiranno ad una migliore informazione di tutti coloro
che, si trovano a dover far fronte al problema della 171 MGF. Particolarmente
importante e´ incoraggiare lo scambio di buone pratiche e di strategie,
soprattutto vista la differenza dei modi in cui il problema e´ affrontato nei
diversi Stati Membri. L´ impostazione del progetto si presta ad essere adattata
ai contesti nazionali dei rispettivi servizi sanitari. I partecipanti al
progetto si stanno adoperando per elaborare una serie di strumenti finalizzati
ad agevolare la diffusione del progetto e a reperire i fondi necessari per la
preparazione di un manuale sulle MGF per le organizzazioni
comunitarie.